Affitti: lo Stato li paga al posto tuo se dimostri adesso che non sei in grado economicamente

I cittadini in difficoltà economica possono farsi aiutare dallo Stato nel pagamento del canone di affitto. Vediamo a quali condizioni.

Avere un tetto sopra la testa costa caro agli italiani. Sia in caso di affitto che di mutuo ogni mese di decurta il budget familiare di una grossa cifra. Con le difficoltà economiche in atto c’è chi non riesce a sostenere l’onere mensile.

Affitto lo paga lo Stato quando
Canone di affitto pagato dallo Stato, in che caso (Lucca360.it)

Nel 2024 il canone medio richiesto per l’affitto di un’abitazione è di 13,9 euro al metro quadro. Un aumento del 12,7% rispetto l’anno precedente che grave sulle famiglie. In città come Milano, poi, il costo arriva a 21,7 euro al metro quadro. Si possono arrivare a pagare 890 euro al mese per un monolocale di 40 metri quadri. Cifre insostenibili per tante persone che vivono con uno stipendio medio-basso.

Considerando anche l’aumento del costo della vita è facile capire come i cittadini che si trovano in difficoltà nel pagamento del canone siano numerosi. A determinate condizioni sarà possibile chiedere i sostegni statali per alleggerire l’onere. In generale quando l’inquilino non paga l’affitto il proprietario può avviare una procedura di sfratto per morosità. Ci sono dei modi per evitare che ciò accada.

Come pagare l’affitto con l’aiuto dello Stato ed evitare lo sfratto

Il Fondo statale per la morosità incolpevole aiuta le famiglie che non sono riuscite a pagare l’affitto. Condizione necessaria è che il mancato versamento della quota mensile sia dovuto a cause non imputabili alla propria volontà. Dopo aver ricevuto la notifica di intimazione di sfratto, i cittadini che soddisfano determinate caratteristiche possono fare domanda del contributo statale se non hanno provocato in modo volontario la situazione debitoria verso i proprietari dell’abitazione.

Evitare sfratto aiuti Stato
Incolpevole morosità, come evitare lo sfratto (Lucca360.it)

La morosità si reputa incolpevole se i ritardi e le omissioni nei pagamenti sono riconducibili ad una situazione di impossibilità oggettiva legata ad una capacità reddituale ridotta o inesistente dell’inquilino. Il contributo, dunque, si può richiedere in caso di perdita del lavoro per licenziamento, di riduzione dell’orario di lavoro, di collocamento in cassa integrazione o del mancato rinnovo dei contratti a termine oppure atipici.

Per gli autonomi, invece, la morosità incolpevole scatta in caso di cessazione dell’attività per cause di forza maggiore o per malattia grave, infortunio, decesso dell’inquilino o di un suo familiare convivente a condizione che tale stato di salute abbia comportano una decurtazione del reddito per sostenere le spese mediche e assistenziali. Altre condizioni per ottenere l’aiuto sono un ISEE entro i 26 mila euro, l’affitto presso un’abitazione non di lusso, un contratto di locazione regolarmente registrato.

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